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La Cattedrale di Pozzuoli ospita 3 affascinanti opere dell’artista romana Artemisia Gentileschi.

Il Duomo di Pozzuoli, dedicato al santo patrono della città, San Procolo Martire e caratterizzato dall’unione di un meraviglioso tempio augusteo ad una chiesa tardo barocca realizzata verso la fine del V secolo, custodisce 3 meravigliose opere dell’artista Artemisia Gentileschi, commissionate dall’allora vescovo Martín de León Cárdenas.

Artemisia Gentileschi, troppo spesso ricordata per le sue opere drammatiche che seguirono lo stupro subito in giovane età, trovò a Napoli un ambiente disposto a commissionarle non solo tele destinate a collezioni private, ma anche importanti opere devozionali da esporre nei luoghi di culto.

Tutte e tre i dipinti dimostrano la grande maestria per il colore che l’artista aveva imparato a macinare e a mescolare con gli oli quando era piccola, infatti l’apprendistato lo fece nella bottega del padre Orazio anch’esso artista caravaggesco. Il colore giallo-oro è il suo colore identificativo e lo si può ammirare in tutte le sue opere. Gli sguardi dei personaggi di Artemisia catturano il fruitore con delicatezza accentuati ancor di più dal “taglio” di luce che dimostra la grande ammirazione verso le opere del Caravaggio.

 

SAN GENNARO NELL’ANFITEATRO

Olio su tela (300×200 cm.) realizzato nel 1636-1637. L’opera, dopo essere stata conservata per quasi cinquant’anni nel Museo Nazionale di Capodimonte, è ritornata nella sua collocazione originaria.

La scena rappresentata nel quadro si riferisce alle tormentate vicende che le fonti agiografiche narrano riguardo al martirio di San Gennaro. Dopo essere stato sottoposto ad altri tormenti, San Gennaro ed i suoi seguaci sono dati in pasto ad un branco famelico di orsi e di leoni. Le belve, anziché assalirlo, si acquietano subito e vanno a leccare i piedi del Santo (che, dopo questo vano tentativo di dargli la morte, sarà poi decapitato dove adesso sorge il Santuario ad egli dedicato).

La tela ci mostra l’istante in cui le belve sono ormai ammansite, mentre San Gennaro, che indossa la mitria vescovile, veste una piviale aperta su una tunica bianca e si appoggia al bastone pastorale, solleva la mano destra, quasi a voler benedire le fiere. Intorno a lui, i suoi seguaci esprimono stupore per il prodigio e venerazione per il santo vescovo. Sullo sfondo si osserva, fedelmente rappresentata, la facciata dell’anfiteatro romano. L’anfiteatro viene rappresentato quale quinta scenografica visto però dall’esterno (dunque incoerente con la presenza di belve libere), in quanto quello è il suo aspetto più conosciuto che lo faceva riconoscere tale.

I modi stilistici del quadro non hanno la consueta forza drammatica propria della pittrice romana, ma si adattano ad un più misurato e convenzionale linguaggio agiografico.

 

L’ADORAZIONE DEI MAGI

Olio su tela (311×206 cm.) realizzato nel 1636-1637.

L’opera, dopo essere stata conservata per quasi cinquant’anni nel Museo di San Martino, è ritornata nella sua collocazione originaria.

Da questo dipinto si può notare come si “meridionalizzi” lo stile fisionomico dei personaggi rappresentati dall’artista. I re che si prostrano nell’Adorazione dei Magi sono quanto di più “spagnoleggiante” si possa immaginare. L’Adorazione dei Magi della Gentileschi, attira per la soave dolcezza che s’irradia dalla Vergine e per la espressione reverenze e commossa del re chinato a rendere omaggio al Bambino Gesù. Inoltre, è interessante notare che le figure maschili sembrano sproporzionatamente grandi rispetto alla dignitosa Vergine col Bambino Gesù a sinistra.

 

SAN PROCOLO E NICEA

Olio su tela (300×180 cm.) realizzato nel 1636-1637

L’opera, dopo essere stata conservata per quasi cinquant’anni nel Museo Nazionale di Capodimonte, è ritornata nella sua collocazione originaria.

L’artista propone il diacono Procolo, oggi santo patrono della città di Pozzuoli a cui è consacrata la cattedrale, e sua madre Nicea. Entrambi esponenti del patriziato puteolano, furono martirizzati nell’anno 249 durante la persecuzione dell’imperatore Decio. Secondo la tradizione i due santi furono seppelliti nel duomo e lì venerati.

 

Le tre meravigliose opere di Artemisia Gentileschi, ricollocate nella cattedrale in occasione della sua riapertura al culto, in data 11 Maggio 2014, possono essere ammirate in tutto il suo splendore.

La visita della cattedrale può essere combinata al tour del percorso Archeologico del Rione Terra, per una esperienza unica ed affascinante.

 

Soggiornare presso il Grand Hotel Serapide è la scelta ideale per combinare tour dei Campi Flegrei, e nel contempo visitare le bellezze della vicina Napoli, oppure raggiungere in traghetto le isole del Golfo.

 

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